La Pergamena Bianca
Nel 1459, dopo la morte di Alfonso V re di Aragona, la Corona fu ereditata da suo figlio Ferdinando I, anche chiamato Ferrante. Nonostante il supporto del Papa, i baroni napoletani non riconoscevano l’autorità del nuovo re e supportavano la candidatura di Giovanni, che apparteneva alla dinastia degli Angiò che andò in guerra contro gli Aragonesi.
Durante il periodo iniziale della guerra, gli Aragonesi incontrarono diverse difficoltà, a causa del tradimento di diversi feudatari del regno, i quali appoggiarono le truppe angioine. L’esercito aragonese fu circondando nell’area chiamata “Foce di Sarno” e il re Ferdinando riuscì a fuggire. In accordo a una leggenda legata alla tradizione cavese, il re fu salvato dall’intervento volontario e istintivo degli abitanti di Cava, capitanati da cinque capitani, i quali, tra la notte del 6 e del 7 luglio 1460, sorpresero gli Angioini e consentirono al re di riparare in Napoli.
Nell’agosto dello stesso anno, Cava de’ Tirreni, allora chiamata Città de la Cava, nonostante essere stata assediata dagli Angioini, non capitolò, ma rimase fedele al re di Aragona subendo diversi guasti da parte degli Angioini.
Il 4 settempre 1460 il re Ferrante, grato per la fedeltà e il coraggio dimostrato dagli abitanti di Cava, consegnò al sindaco Onofrio Scannapieco una pergamena in bianco, sulla quale i cittadini avrebbero potuto chiedere qualsiasi cosa. I cavesi, confermando la loro fedeltà alla Corona, non chiesero mai nulla in cambio. Il re, meravigliato dalla loro fedeltà, conferì loro il titolo di “Città Fedelissima”, diversi privilegi economici, come l’esenzione da diverse tasse, e l’onore di utilizzare sul loro stemma i colori della casa Aragonese (giallo e rosso) e la corona reale.
La pergamena è ancora immacolata ed è preservata negli archivi municipali di Cava de’ Tirreni. Per ricordare questo evento, i gruppi di “Trombonieri” (o Pistonieri) di Cava competono in una gara di sparo denominata “Disfida dei Trombonieri”.