Corteo Imperiale di Carlo V
Il Corteo Imperiale di Carlo V è una rievocazione storica della ricevuta dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo nella Città de La Cava (oggi Cava de’ Tirreni), avvenuta nel 1535. L’evento fa rivivere i personaggi e gli episodi storici attraverso forme di spettacolo come il teatro, il folklore, la musica e l’arte in genere, coinvolgendo i soggetti aderenti alla Rete di Cooperazione degli Itinerari Europei dell’Imperatore Carlo V e i gruppi storici-folkloristici regionali e nazionali, per ricostruire attentamente l’arrivo dell’imperatore nell’antico borgo nel 1535: per un giorno la città rivive l’atmosfera cinquecentesca accogliendo l’imperatore d’Asburgo in viaggio.
Il nostro sodalizio organizza la manifestazione a cadenza annuale, nel mese di giugno, a partire dalla prima edizione del 2015 e porta avanti una serie di iniziative culturali a corredo (maggiori informazioni).
È attivo un sito web dedicato all’indirizzo www.carlov.it
Il contesto storico
La Campagna di Tunisi
Nell’anno 1534 gli ottomani, guidati da Khayr al-Din “Barbarossa”, conquistarono la regione tunisina cacciando gli hafsidi. Carlo V guidò personalmente la Campagna di Tunisi, operazione militare volta a mettere in sicurezza le aree costiere del Mediterraneo occidentale, in particolar modo la Sicilia, da una possibile invasione da parte del sovrano ottomano, Solimano il Magnifico, facilitata dal nuovo “trampolino” in Nord Africa.
La spedizione dell’imperatore asburgico salpò da Cagliari alla testa di 25 mila fanti e 2 mila cavalieri, su 335 navi da guerra. Dopo aver sconfitto la flotta ottomana, supportato dalla flotta genovese, venne posto l’assedio alla città di Tunisi. Le ostilità terminarono con la presa della città e un massacro che comportò 30 mila vittime.
Il viaggio nei domini nel Meridione d’Italia
Di ritorno dall’impresa di Tunisi, l’Imperatore volle visitare il Regno di Napoli. Sbarcò a Trapani il 20 agosto 1535 e da lì risalì l’Italia verso Napoli, sostando nelle più importanti città. Nel mese di novembre, dopo aver attraversato Salerno e aver ricevuto gli aristocratici locali, Carlo V prosegue il viaggio verso Napoli, passando per la Città de La Cava ove venne ricevuto dal Sindaco Tommaso Pisapia e da una folla festosa.
La Città de La Cava nel 1535
La nostra città era, già dal XIV secolo, suddivisa in quattro divisioni amministrative dette “Distretti“: Pasculanum, Mitilianum, Sant’Adiutore e Corpo di Cava. I distretti raggruppavano per prossimità geografica i “casali“, ovvero i numerosi villaggi che costellavano il territorio cavese, inclusi i casali che dal 1806 rientrano nei comuni di Cetara e Vietri sul Mare.
Nel 1011 era stata fondata l’Abbazia della Santissima Trinità, nelle vicinanze della grotta Arsicia, dove aveva eremitato il fondatore Alferio Pappacarbone. Essa fu elevata a sede episcopale nel 1394 da Bonifacio IX, tramite una Bolla che elevò anche le Terre di Cava al rango di Città.
Nel 1403 il Re di Napoli Ladislao di Durazzo, della dinastia angioina, contraccambiò la fedeltà mostrata dai cavesi al padre Carlo III concedendo una prima serie di sgravi fiscali, seguiti dalla concessione del titolo di Città Regia nel 1432 da parte della sorella Giovanna II d’Angiò, succedutagli al trono di Napoli. Alla morte della sovrana, la Città di Cava entrò definitivamente nel Demanio del Regno, cioè alle dirette dipendenze della Corona.
Nel 1460, dopo che il Regno era passato agli aragonesi già da alcuni anni, i cavesi si distinsero ancora una volta agli occhi della Corona nel corso degli eventi che portarono alla concessione della Pergamena Bianca da parte del Re Ferdinando I d’Aragona, detto Ferrante. Insieme al raro privilegio, vennero concessi l’esenzione da tutte le tasse, l’esenzione da ogni gabella nel vendere e nell’acquistare in tutto il Regno di Napoli e il titolo di Città Fedelissima.
Quando Carlo V transitò per Cava nel 1535, essa era da pochi anni sede vescovile autonoma dall’Abbazia benedettina e vantava già un discreto numero di archibugi, costruiti nel 1527 su modello degli hakenbuchse dei lanzichenecchi al soldo di Carlo V stesso, commissionati dall’amministrazione cavese ad uso delle milizie cittadine.
Con l’approssimarsi della visita del sovrano e del suo esercito, la strada che da Salerno porta a Cava, proseguente poi per Napoli, fu sottoposta a grandi lavori di miglioramento. Il Principe di Salerno Ferrante Sanseverino avanzava da molto tempo delle pretese su Cava e pare che l’avesse chiesta in feudo all’Imperatore stesso. Quest’ultimo, per tutta risposta, dopo aver visto con i suoi occhi l’opulenza della città di Cava e l’appassionata accoglienza che gli riservò, confermò lo status di città demaniale e tutti i privilegi già concessi dai passati sovrani.
Il viaggio dell’Imperatore proseguì per Napoli, dove trascorse l’inverno, prendendo poi la strada di Roma. Qui l’attendeva la questione, molto delicata, delle relazioni con il Papato, col quale urgeva una riconciliazione dopo il feroce sacco dei Lanzichenecchi del 1527.